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AeCI: otto domande al Presidente FIVL

luca-bassoSulle vicende legate all’attuale situazione di AeCI sono stati scritti fiumi di parole.
Spesso è veramente complicato, per chi non segua o non abbia seguito queste vicende (molto vicine ai palazzi e molto lontane dal piacere del volo) capire di cosa si stia parlando, ma il fatto è che da mesi, se non anni, se ne sente parlare sui forum, sulle riviste (non necessariamente legate al volo) e nei campi volo.

Fonte: http://www.vfrmagazine.net

Luca Basso, presidente delle Federazione Italiana Volo Libero, in questa lunga ed esaustiva intervista risponde alle domande che più o meno tutti si pongono sull’argomento AeCI-Leoni (è proprio di ieri sera un “interessamento” al caso da parte della trasmissione televisiva “Le Iene”, e questa non è una bella pubblicità per il mondo del volo – link al servizio), argomentando i suoi punti di vista per i lettori di VFRMagazine.

Luca Basso è il primo fra gli attori istituzionali che abbiamo contattato al proposito (anzi, a dire il vero il primo ad averci risposto), e naturalmente riportiamo tutto integralmente essendo ben lieti di dare la parola a chi volesse dare risposte e pareri diversi sulle stesse domande (o ce ne suggerisse altre ancora più specifiche). Non scegliendo nessun lato di questa barricata, con queste interviste ai nostri rappresentanti speriamo che i lettori appassionati di volo abbiamo un’immagine più chiara di qualcosa di cui sentiranno ancora parlare in futuro – e che a loro interessi, o meno…

Partiamo dal principio, ovvero da quasi 10 anni fa quando il Sen. Giuseppe Leoni fu regolarmente eletto presidente dell’Aero Club d’Italia. Lo conosceva? Che parere aveva di lui e del suo programma?

Ho conosciuto il Sen. Leoni agli inizi del 2007, quando venni eletto presidente della FIVL. All’epoca Leoni era considerato l’“uomo della provvidenza”, cioè colui che introdusse lo statuto nel quale le Federazioni ebbero un ruolo importante nella vita dell’AeCI.

La mia impressione è che egli non avesse realmente un programma, ma fosse più incline a muoversi tra le opportunità del momento. Basti pensare che, alla fine degli anni novanta, Leoni fu promotore di un disegno di legge per la cancellazione dell’AeCI, successivamente si annunciò come colui che avrebbe semplificato e decentrato, quindi come colui che avrebbe ridotto le tariffe di aggregazione per aumentare il numero degli aeroclub. Ora assistiamo ad una reggenza fortemente centralista e personalizzata, alla cancellazione delle federazioni, ad un progetto di gestione dispendiosa e farraginosa ed a sbarramenti economici per disincentivare l’aggregazione. Lo slogan di Leoni è quello di rendere l’AeCI una “casa di vetro”. Obiettivamente è invece un luogo nel quale le cose vengono decise sotto una spessa coltre di nebbia. In una casa di vetro lo statuto, cioè le regole di comune convivenza, vengono decise alla luce del sole. Invece Leoni tesse le trame dello statuto in totale segretezza. La casa sarà pure di vetro, ma alquanto oscurato.

Si può avere un riassunto della vicenda scuola nazionale elicotteri? Gli elicotteri esistono ancora? Di chi sono?

Concediamo pure il beneficio a Leoni dei buoni propositi iniziali. Egli dichiarò pubblicamente la propria intenzione di fare in modo che gli elicotteri dell’AeCI, allora gestiti dalla scuola di Lugo, fossero fruibili da molti più allievi in varie parti del Paese, con costi orari ancor più ridotti. Tali intenzioni si sono rivelate irrealizzabili, fino ad esplodere in un disastro gestionale ed economico davvero imbarazzante. Mi spiego meglio: Lugo si vide privato della possibilità di utilizzare gli elicotteri. Ovviamente protestò per tutelare i propri interessi, ma anche perché, conoscendo approfonditamente i costi e le competenze necessarie ad attuare il progetto di Leoni, aveva previsto l’irrealizzabilità delle sue intenzioni. Leoni non intese ragioni. Commissariò l’aeroclub Lugo, che venne fatto oggetto di segnalazioni alla Guardia di Finanza, all’Ufficio del Lavoro ecc., per trovare un pretesto al commissariamento.

Qualche anno dopo, il Consiglio di Stato decretò l’illegittimità del commissariamento e le ispezioni confermarono che l’operato della SNE di Lugo era sempre stato corretto. Una magra soddisfazione per Lugo in quanto, nel frattempo, Leoni, come previsto, non è stato in grado di gestire il suo progetto e far partire alcun corso per elicotteristi. Gli elicotteri non hanno più volato, fatta eccezione per quanto dirò in seguito, e non hanno prodotto un solo allievo. Anzi, essi hanno generato costi di hangaraggio a carico AeCI di circa 12.000,00 € annui. Il valore dei mezzi è sceso prossimo allo zero, essendo essi divenuti da inutilizzati ad inutilizzabili, dopo essere stati parcheggiati a Sarzana. Un disastro economico e operativo: zero allievi, zero corsi, denaro sprecato ed elicotteri praticamente buttati a marcire.

Oggi rimangono ancora alcune domande che attendono una risposta. Nel 2011 l’AeCI si è liberato di tre dei cinque elicotteri ad un prezzo di circa € 22.000,00 l’uno. Il fatto che suscita curiosità è che tali macchine sono state acquistate dall’Aeroclub Etruria, aeroclub monospecialistico di paracadutisti. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché i paracadutisti hanno comprato elicotteri biposto per scuola di volo, dai quali non ci si può lanciare? Tale Aeroclub, inoltre, non ha strutture e mezzi per poter ripristinare gli elicotteri e mantenerli attivi, né ha piloti abilitati ad utilizzarli per scuola di volo. Ed infatti gli elicotteri sono ancora a Sarzana, dove i costi di hangaraggio vanno pagati. Questo acquisto misterioso qualcuno ce lo dovrà spiegare, prima o poi.

L’altro mistero è legato alla società Airmac srl, la quale, per un certo tempo, ha fatto volare alcuni allievi su tali macchine, percependo un compenso dagli allievi stessi. Si è poi appurato che gli elicotteri non potevano volare perché erano privi del contratto di esercenza, tanto che agli allievi non sono state riconosciute da Enac le ore effettuate. A che titolo, ci si chiede, Airmac srl ha fatto volare le macchine se non esisteva un contratto di esercenza? Come si è svolta la gestione economica di tale vicenda? Airmac si è appropriata indebitamente delle macchine, o ha avuto il consenso del proprietario AeCI? E se si, di che consenso si tratta se non c’era un contratto idoneo? Prima o poi qualcuno dovrà dare una spiegazione anche a tutto ciò.

Ad un certo punto ci sono state nuove elezioni e un nuovo consiglio che però non è mai entrato in carica… Perché?

Ufficialmente il Consiglio non è entrato in carica per una presunta incompatibilità dei presidenti della FSA a svolgere il “doppio incarico” di, appunto, presidenti di FSA e consiglieri di AeCI. Leoni, qualche giorno prima dell’assemblea elettiva, ha sollevato la questione con un quesito al Ministero, all’oscuro di tutti. Di fatto fu un pretesto per non permettere al nuovo consiglio di entrare in carica. Leoni sapeva benissimo che, quattro anni prima, i signori Bacchi, Giannini e Tomasi entrarono a far parte del Consiglio Federale e, allora, evidentemente non c’era nulla di strano che essi fossero e continuassero ad essere presidenti di FSA. Evidentemente, il Commissario non gradiva alcuni nomi dei nuovi consiglieri eletti democraticamente dall’Assemblea ed ha precostituito una scusa per toglierseli di torno. Il Ministero rispose che non ravvisava incompatibilità, ma Leoni reiterò la richiesta di parere, evitando di inviare, nel frattempo, la lista degli eletti per la ratifica ministeriale da ottobre a luglio. A mio parere sapeva perfettamente che la legge  avrebbe imposto l’adeguamento dello statuto ed ha provocato volontariamente il commissariamento dell’ente per modificarlo da commissario, cioè da plenipotenziario, senza il controllo di un consiglio che si sarebbe dimostrato poco propenso ad assecondare le sue idee. Basta leggere la bozza dello statuto, per rendersi conto che egli vorrebbe un AeCI nel quale la figura del Presidente è predominante su ogni altro organo e sulle varie commissioni fantoccio, create per dare una parvenza di gestione condivisa.

Come mai è stata permessa la decuplicazione delle tariffe di federazione?

Questa è un’altra questione interessante che dimostra come Leoni navighi a vista, sulla base di convenienze. In un primo momento egli intese allargare il numero degli aeroclub. Pertanto vennero stabilite quote agevolate di affiliazione. Dopo aver spinto molto su questo progetto anche verso di me ed il volo libero, ha improvvisamente invertito la rotta.

Qualcuno deve avergli fatto notare che, potendo affiliarsi a costi abbordabili, alcune specialità avrebbero aggregato un buon numero di aeroclub e avrebbero pertanto potuto stravolgere lo status quo in assemblea. Egli, guarda caso, solo poche settimane dopo la sua rielezione, modificò da un giorno all’altro le tariffe di aggregazione, creando uno sbarramento economico invalicabile per l’affiliazione di nuovi aeroclub. Prima li ha creati per ottenere un vasto consenso elettorale e poi, quando si è insediato, ha fatto marcia indietro.

Il volo libero ebbe sovvenzioni per costituire gli aeroclub?

Non è stato ricevuto alcun denaro. Semplicemente molte scuole che esercitavano come “ente aggregato” si trasformarono in Aeroclub, con la promessa che avrebbero pagato quote ridotte per i primi tre anni. La promessa ovviamente non venne mantenuta perché, immediatamente dopo l’elezione, Leoni ed il consiglio direttivo scaduto aumentarono le quote venendo meno alla promessa.

In una sua mail sulla mailing list hangar@ulm.it, Luciano Giannini ha ammesso che l’Italia ha richiesto (barando sui numeri) l’ingresso in categoria 1 della FAI per avere dei vantaggi; lo sport non dovrebbe basare il suo essere sulla lealtà? Quali vantaggi teorici avremmo avuto? Ed in verità quali sono stati?

I fatti sono chiari e spiegati perfettamente in un pubblico verbale di assemblea della FAI, visibile sul sito web della FAI stessa. L’organizzazione dei WAG di Torino (Local Organizer Commettee di Torino), emanazione dell’aeroclub Torino, ha contratto un debito rilevante con la FAI per l’assegnazione dell’evento e non è riuscita a onorare tale debito. A quel punto è intervenuto Leoni che ha offerto alla FAI di pagare tale debito del LOC Torino con i soldi pubblici dell’Ente, attraverso uno stratagemma. E’ riportato sui verbali della FAI che Leoni si è impegnato ad iscrivere l’AeCI in Classe 1 ad un costo di circa 73.000,00 euro annui per almeno due anni. La differenza del costo di iscrizione, rispetto a quello di reale competenza dell’Italia, avrebbe soddisfatto le pretese economiche della FAI.

Dal punto di vista della FAI, cioè del creditore estero, è una operazione legittima. Non lo è dal punto di vista del diritto italiano perché un Ente pubblico non può pagare, sic et simpliciter, debiti di associazioni private. Si tratterebbe infatti di una distrazione di denaro, che è sanzionata in modo piuttosto grave. Questo fatto era evidentemente noto a Leoni, il quale ha sollevato una cortina di fumo, cercando di darla bere al mondo del volo e, a quanto pare, anche al Ministero vigilante. Egli ha infatti affermato che l’AeCI è stato iscritto in Classe 1 FAI per mere questioni di prestigio. Giannini, cercando di nascondere il cadavere, ha pubblicamente scritto nella lista “hangar” che l’iscrizione in Classe 1 venne concepita per ottenere vantaggi e maggiori favori sportivi dalla FAI.

Tale favoletta ha insospettito più di qualcuno, anche perché non si riusciva a comprendere, in concreto, quali fossero i vantaggi ottenuti dalla FAI. Ed infatti io stesso chiesi a Giannini di fare un elenco di tali vantaggi o, almeno, di indicarmene uno. Giannini ovviamente ha evitato di rispondere. Siccome ciò ha indignato molti, anche perché lo sport si dovrebbe basare sul principio di lealtà e correttezza e non corrisponde propriamente al fairplay ottenere vantaggi sportivi perché si paga un obolo più alto di altri stati membri, si è cercato di andare a fondo.

Vede, faccio l’avvocato e come tale ho l’abitudine di cercare le carte e leggerle. Il sospetto ha prodotto una ricerca e la ricerca ha fatto venire a galla i documenti. I documenti affermavano qualcosa di stridente. Per la Conte dei Conti, nel resoconto ufficiale relativo all’AeCI, l’Ente ha meno di 11.000 sportivi iscritti; Dentini ha pubblicamente dichiarato all’assemblea FAI la frottola che l’AeCI conta 5.000 aliantisti, 30.000 aeromodellisti, 40.000 piloti e 20.000 ultraleggeristi, come può leggersi nel verbale della “Plenary”; L’AeCI ha infine dichiarato che in Italia ci sono oltre 200.000 piloti sportivi. Ognuno ha dato i numeri per avvalorare vere e proprie menzogne ordite per celare una distrazione di pubblico denaro mascherata da questioni di prestigio. Poi è uscito anche il documento della FAI, con il quale si esplicitava la cruda verità: l’AeCI ha cacciato i soldi per pagare un debito altrui. Altro che prestigio! Invece di portare all’Assemblea il problema di Torino e chiedere di risolverlo alla luce del sole, facendo una figuraccia ma cercando di metterci una pezza, è stata messa in piedi una operazione assai imbarazzante, dal punto di vista delle responsabilità nonchè della credibilità e della correttezza.

A distanza di oltre un anno non una critica né men che meno una criticità è stata espressa nei confronti della 133 da parte di Enac/Enav, ma nonostante ciò in gran segreto è stata istituita una commissione di “revisione”; cosa c’è da revisionare? Perché tutto quel segreto fino a che non sono stati costretti ad ammettere l’esistenza essendo stato tutto portato alla luce del sole? Che ne pensi, in qualità di presidente della FIVL, del 133?

Il 133 per il Volo Libero è un buon compromesso: ci permette finalmente di volare in modo lecito e sicuro. Certo, ci sono aspetti migliorabili ed alcune cose che non è stato possibile ottenere (quali ad esempio l’abolizione del nulla osta, visite mediche più semplici ed in linea con quelle del resto d’Europa ecc.). Ciò che conta è che non sono emerse criticità dal Novembre 2010 ad oggi. Invece L’AeCI ha deliberato, testualmente, “la necessità di predisporre le opportune modifiche” al dpr 133, nominando una Commissione. Anche in questo caso, tutto si è svolto in gran segreto, fino a quando il coperchio non ha iniziato a fumare.

Sono state chieste spiegazioni e, inizialmente, coloro che erano stati nominati membri della Commissione addirittura negarono di esserlo, pur di mantenere il segreto. Poi, messi all’angolo, furono costretti ad ammetterne l’esistenza.

E’ stato allora ripetutamente chiesto a Giannini, membro della Commissione, quali fossero le “necessità” di riformare il 133, a fronte di quali criticità si sarebbe resa necessaria una modifica e quali i punti del Dpr in discussione. Credi che ci sia stata una risposta? Ancora una volta le repliche sono state elusive. Chiunque capisce che se in una delibera si afferma che si ravvisa la “necessità” di riformare qualcosa, significa che esiste uno o più problemi specifici. Invece Giannini e Casalino hanno parlato di commissione esplorativa, cioè fatta per capire se ci sono delle necessità. A quanto pare c’è necessità di sapere se ci sono necessità. Vai tu a capire!

Personalmente la commissione per revisionare il 133 mi mette i brividi, ma qui il discorso sarebbe lungo. Lo start up, comunque è assai eloquente:  o non  sanno quello che fanno, o lo sanno benissimo e non ce lo vogliono dire. Alla faccia della “casa di vetro”.

Ultima curiosità: il Sen Giuseppe Leoni ha subito una serie di interrogazioni parlamentari e nell’ultima di queste gli è stata rivolta l’accusa di peculato. Esistono le prove?  Eppure i suoi vecchi colleghi non l’hanno abbandonato. Possibile che ci sia qualche voto di scambio? Paura del “vaso di pandora”?

Le prove esistono eccome, ed io le ho in mano. Altrimenti rifiuterei di rispondere perché, da avvocato, ben so che verrei denunciato: dopo essere stato minacciato di morte dal Senatore, sarebbe il minimo che potrebbe accadermi se non avessi le carte a disposizione. Cerco di essere più sintetico possibile, ma la vicenda merita un racconto dettagliato, proprio per evitare eventuali fraintendimenti che potrebbero portare ad una mia querela.

Il Sen. Leoni ha personalmente intentato una causa civile contro Oriano Callegati (AeC Lugo – NdR). Ha chiesto che Oriano venisse condannato a pagargli la somma di € 150.000,00 a titolo di risarcimento del danno per essere, a suo dire, stato offeso in un una mailing list.

Ai tempi Leoni era Presidente dell’Ente ma nell’atto non agiva come tale. Egli ha chiaramente agito in proprio, indicando il suo codice fiscale (e non quello di AeCI), incaricando propri avvocati. Nell’epigrafe l’atto recita testualmente: “il Sen. Giuseppe Leoni ( c.f …) nato a  … il  … domiciliato a … , rappresentato e difeso dagli avvocati … “.  Nelle domande finali (conclusioni) l’atto recita: “per l’effetto condannare il convenuto Sig. Oriano Callegati al risarcimento di ogni danno morale e/o comunque non patrimoniale subito o subendo dall’attore a causa della diffamazione da esso perpetrata, nonché al danno conseguente alla lesione ed all’immagine del medesimo, danni da liquidarsi in via equitativa nella misura di € 150.000,00 a favore del Sen. Giuseppe Leoni ovvero in quella diversa somma ritenuta di giustizia …”. Insomma, le carte predisposte dai legali di Leoni dicono inequivocabilmente che l’AeCI non è parte in giudizio. La causa è poi terminata, con sentenza, ed il Tribunale ha rigettato la domanda affermando che non sussiste alcuna lesione, né alcun conseguente diritto del Sen. Leoni ad ottenere il risarcimento di danni di sorta. In pratica, il Sen. Leoni ha perso la causa. La sentenza afferma: “deve  ritenersi sussistente il legittimo esercizio del diritto di critica, posto che all’attore vengono imputati condotte o comportamenti che non possono ritenersi di per sé lesivi alla sua reputazione, in quanto sono strumentalmente collegati alla manifestazione di un legittimo dissenso in merito alla gestione dell’AeCI da parte del suo Presidente”. A quel punto Leoni decide di fare appello ed, ovviamente, per prendere tale decisione deve aver valutato la sentenza. Nel frattempo si pone il problema di pagare gli avvocati (15.000,00 € circa) per il primo grado e per le anticipazioni dovute per l’appello. Ovviamente spetta al  Sen. Leoni personalmente, pagare i propri legali e non all’AeCI, dato che sentenza, che ho tra le mani in questo momento, recita: “molte delle affermazioni contenute nella mailing list sono rivolte in via esclusiva all’Aero Club Italia e come tali non possono essere valutate nel presente giudizio posto che l’odierno attore si è costituito in proprio e non anche quale Presidente e legale rappresentante dell’Associazione … sussiste pertanto carenza di legittimazione attiva …”. La sentenza è lapidaria quando statuisce che AeCI non centra nulla nella causa. AeCI, infatti, non essendo parte in causa non può fare appello, non può chiedere danni, non ha alcun interesse ad agire. Ma il Sen. Leoni, quale Commissario Straordinario, prepara e firma una delibera in data 20/07/2011 (n. 234), nella quale dispone che il pagamento dei 15.000,00 € dei suoi legali circa venga effettuato da AeCI.  Riporto il testo della delibera che ho in sotto gli occhi: Delibera …“ di corrispondere la somma di € 9.323,12 all’Avv. …, Viale  …, Roma e di impegnare la stessa somma sul capitolo 73 – spese per liti arbitraggi ed altri risarcimenti –  … per l’assistenza tecnica legale prestata al Senatore Leoni n. q. (nella qualità) di Presidente dell’Aero Club nel giudizio di primo grado contro il sig. Callegati indicato in premessa” … “ di conferire mandato all’ Avv. … per la proposizione dell’appello avverso la sentenza del tribunale di Roma n. 4310 del 11 marzo 2011 e di impegnare a tal proposito la somma  di € 6.044,15 a favore dell’avv. …  quale fondo spese sul capitolo 73 …”.  Ed è qui che casca l’asino: la delibera dice, nonostante l’eloquente statuizione della sentenza, che deve pagare l’AeCI perché Leoni avrebbe agito nella qualità di rappresentante dell’Ente, nonostante la sentenza afferma che l’Ente Pubblico è “privo di legittimazione attiva”. Comodo no? Se il senatore avesse vinto la causa, si sarebbe trattenuto i soldi (anche se ha promesso di spenderli per una borsa di studio, facendo una bella figura) ma, visto che l’ha persa, i costi sono stati pagati dall’Ente Pubblico. E’ una chiara distrazione di soldi pubblici a fini privati.

Leoni ora va dicendo che ha sbagliato il suo avvocato. Ma gli dovremmo chiedere, la delibera chi l’ha firmata, lui o il suo avvocato? La distrazione del denaro è nella delibera, non nella causa.

Mi chiede perché i suoi vecchi colleghi non lo abbandonano di fronte a queste evidenze. Non so francamente risponderti. Io so solo di essere testimone del fatto che quei suoi vecchi colleghi non esitano a parlar male di Leoni nel privato ed a criticarlo aspramente. I peggiori insulti ed epiteti su Leoni e sulla sua segretaria li ho sentiti dalla bocca di quelli che vengono indicati come i suoi cortigiani. Tuttavia, quando costoro sono convocati da lui, vengono nominati nelle commissioni (come quella del 133), compaiono inaspettatamente in questioni quali quella di Lugo ecc., ebbene allora corrono ossequiosi ed ubbidienti. Del resto furono quelle stesse persone a darmi un efficace consiglio, prima che io conoscessi Leoni: “devi compiacere lui e piacere a lei”. Evidentemente non ne ho fatto tesoro.”

VFRMagazine, nel ringraziare Luca Basso per questo corposo contributo, ricorda ancora una volta chiunque ne sentisse il bisogno che è disponibile a pubblicare risposte, integrazioni e/o smentite di quanto sopra dichiarato.

Fonte: http://www.vfrmagazine.net

Sandro Di Simplicio -  sandro@vfrmagazine.net