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Ciao Fulvio

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«Fulvio dove sei, perché non mi rispondi?». Aggrappato all'ambone della chiesa di Canazei papà Angelo fa riecheggiare questo drammatico interrogativo. La sua voce si sente fin fuori sul sagrato, dove tanta gente ieri pomeriggio si è fermata non riuscendo ad entrare nella parrocchiale già gremita per il rito funebre. Sono arrivati anche da lontano per rendere omaggio a Fulvio Pacher, 37 anni, morto venerdì scorso dopo essersi lanciato con il parapendio assieme ad un turista danese, Klaus Holtug, anch'egli deceduto in quell'ultimo volo. Il corpo del figlio è lì a pochi passi, dentro la bara coperta da rose delicate. Ma lo sguardo di quel padre è rivolto verso l'alto: «Il crudele destino ti ha portato via ed io mi chiedo perché - incalza, con tono arrabbiato - perché così in alto sopra le nuvole, su su nel cielo, in paradiso... » Papà Angelo ne è convinto, il suo Fulvio non può essere che lassù, in paradiso ora: «Eri il più bravo, il più buono, il migliore. Da lassù aiuta, proteggi, guida la tua Rachele e la piccola Aisha. Aiuta il tuo papà e la tua mamma e proteggi quel benedetto fratello che vuole ancora volare». Jimmy, il fratello a cui Fulvio era tanto legato soprattutto per quella passione del volo, era lì in prima fila ieri. Durante tutta la messa ha tenuto stretta a sé mamma Giovanna, lasciandola solo per precedere il padre sul pulpito e salutare con poche parole in ladino l'amato Fulvio e Klaus, l'altra vittima di questa tragedia. Da quando in paese si è diffusa la notizia dell'incidente e della morte di Fulvio Pacher, venerdì mattina, Canazei è diventata un'unica grande famiglia colpita dal dolore. Anche il parroco, don Stefano Maffei, nell'omelia di ieri non è riuscito a trattenere la commozione. «Non so quanto possano servire le mie parole - ha detto rivolgendosi ai familiari - sicuramente le lacrime, espressione sincera di quanti condividono il vostro dolore, valgono più di ogni parola. Siamo qui per questo, per stringervi in un abbraccio e, un giorno, raccontare ad Aisha chi era il suo papà. Ricorderemo la sua simpatia, la semplicità e la dolcezza che lo contraddistinguevano. Non dobbiamo quindi fermarci a questo momento, perchè per quanto difficoltoso possa essere questo scalino, ci porta comunque più in alto. Guardiamo alla nuova vita che Fulvio sta già vivendo, con quella stessa serenità che assaporava ogni volta che volava». Come spiegava ieri don Stefano, la stessa Bibbia dice all'uomo, al cristiano, che deve volare per guardare il mondo con distacco. «Nell'Apocalisse alla donna, simbolo della Chiesa, vengono date le ali per fuggire dal male. Chi vola lo sa, lassù in alto si trova la serenità». Nel posto dove sono stati recuperati i corpi di Fulvio e Klaus, sul Col dei Rossi sopra Canazei, l'altro giorno è stata raccolta una stella alpina. «Chissà da quanto tempo era lì, forse dalla scorsa estate. Quel fiore avrà assistito al loro volo, avrà visto tutto - dice in conclusione il sacerdote nella sua omelia -. Ma a noi ora non importa. Con quel fiore ricorderemo soltanto chi non c'è più. Vola ancora Fulvio, vola alto».
 
Luisa Pizzini - L'Adige.it