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Fare qualcosa

Nell'aula del tribunale ci sono tutti i rappresentanti dell'azienda produttrice, rappresentanti del laboratorio di certificazione, i test pilot che avevano firmato i test report, i parenti del pilota vittima dell'incidente, esponenti delle Federazioni europee e rappresentanti del gruppo di lavoro del CEN.


Le due squadre di avvocati stanno parlottando quando il giudice entra per leggere la sentenza. Nell'aula cala il silenzio, sguardi fissi dei parenti della vittima, qualcuno riesce a fotografare il CEO dell'azienda produttrice mentre si morde un'unghia.
Una goccia di sudore solca la fronte del responsabile del laboratorio di certificazione.

Esattamente due anni prima un pilota tedesco stava volando con il suo parapendio di classe B in una nota località di volo italiana. Il libretto attesta sei anni di esperienza e circa duecentocinquanta ore di volo. Il mezzo era praticamente nuovo, da poco immesso sul mercato. Lo stato dell'arte della tecnologia applicata al volo libero.
I giornali lo descrissero come un "colpo di vento improvviso" mentre agli atti è riportato "chiusura asimmetrica seguita da violenta rotazione positiva". Vite stabile fino al suolo. S’ipotizza che il pilota abbia perso i sensi per l'accelerazione, il decesso avviene durante il trasporto in elicottero.

La vittima era un industriale, un pezzo grosso. La richiesta di risarcimento era astronomica.
Dopo solo due mesi dall'incidente, quando l'indagine tecnica delle federazioni non si è ancora conclusa, una mattina alle nove e trenta qualcuno suona al citofono del laboratorio di
certificazione.

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